Solanum dulcamara

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Morella rampicante
Solanum dulcamara
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Lamiidi
OrdineSolanales
FamigliaSolanaceae
SottofamigliaSolanoideae
TribùSolaneae
GenereSolanum
SpecieS. dulcamara
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineSolanales
FamigliaSolanaceae
GenereSolanum
SpecieS. dulcamara
Nomenclatura binomiale
Solanum dulcamara
L., 1753
Nomi comuni

dulcamara
corallini
vite selvatica
erba morella

La morella rampicante o dulcamara (Solanum dulcamara L., 1753) è una pianta velenosa della famiglia delle Solanacee[2]. Deve il suo nome alla solaceina contenuta nei rami che ha sapore prima amaro, poi dolce.

Il nome generico (Solanum) deriva da solanem (=consolazione, conforto) e deriva dalle proprietà medicamentose e sedative di alcune specie di questo genere. L'epiteto specifico (dulcamara) significa letteralmente “dolce-amaro” ed è dato dal sapore di alcune parti di questa pianta (i giovani rametti appena germogliati messi in bocca dapprima sono amari e poi dolci). Il binomio scientifico della pianta di questa scheda è stato definito nel 1753 da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi. In lingua tedesca questa pianta si chiama Bittersüß; in francese si chiama Morelle douce-amère; in inglese si chiama Bittersweet.

Descrizione delle parti della pianta

Sono piante frutici (di tipo cespugliose a foglie caduche che si sostengono ad altre piante) a portamento sdraiato (prostrato) o rampicante. L'altezza varia da 3 a 15 dm (massimo 2 - 3 metri). L'aspetto può essere sia glabro che peloso (peli semplici o ghiandolari). La forma biologica è nano-fanerofita (NP), ossia sono piante perenni e legnose, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo dai 30 cm ai 2 metri.

Le radici di questa pianta sono ben sviluppate.

Il fusto è molto ramoso (può presentarsi con un carattere quasi lianoso), non è spinoso ed ha una sezione cilindrica. Nella parte basale è legnoso, mentre in alto è erbaceo a portamento scadente. I rami si presentano con pubescenza appressata.

Le foglie

Le foglie lungo il fusto sono a disposizione alterna (in realtà sono spiralate e senza stipole). La lamina è cuoriforme, facilmente bislunga se non addirittura allungato-bislunga (a volte è quasi triangolare). In particolare le foglie cauline superiori sono a forma astato-triloba in quanto ai lati della base del segmento centrale (e quindi del picciolo) sono presenti due orecchiette ovate o lanceolate, mentre quelle inferiori sono generalmente intere. La lamina fogliare è scarsamente pubescenza e di colore verde intenso. Il picciolo è alato Dimensione del picciolo : 2 – 3 cm. Dimensione delle foglie: larghezza 3–6 cm; lunghezza 5–10 cm.

Infiorescenza

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L'infiorescenza Località : Valmorel, Limana (BL), 800 m s.l.m. - 22/7/2007

L'infiorescenza è di tipo extra-ascellare e più o meno cimosa-ombrelliforme con diversi fiori (da 10 a 20) bratteolati. Il peduncolo dell'infiorescenza è molto ramificato. I fiori sono pedicellati e disposti in posizione opposta alle foglie e lievemente divaricati uno dall'altro (a disposizione lassa). Tutta l'infiorescenza è scarsamente pubescenza. Lunghezza del peduncolo : 1 – 3 cm. Lunghezza del pedicello  : 5 – 12 mm.

Il fiore Località : Giardino Botanico Alpino "Giangio Lorenzoni", Pian Cansiglio, Tambre d'Alpago (BL), 1000 m s.l.m. - 5/7/2007

I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). I fiori emanano un profumo sgradevole. Dimensione del fiore: 10 – 12 mm.

* K (5), [C (5), A 5], G (2) (supero)[3]
Il frutto

Il frutto è del tipo a piccola bacca ovata ed è diviso in diverse logge per contenere i diversi semi a forma discoidale. I semi sono sia glabri che pelosi. Il colore delle bacche a maturazione conclusa (autunno) è rosso (prima sono verdi). Alla base il frutto è avvolto dal calice che è persistente. Dimensione del frutto : 7 x 8 mm. Diametro dei semi: 1,5 – 2 mm.

Distribuzione e habitat

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  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Paleotemperato, ma anche Eurosiberiano. In effetti questa pianta è considerata originaria oltre che della nostra flora anche dell'intera Europa, dell'Algeria, dell'Asia temperata e dell'America boreale e può quindi a ragione essere considerata “cosmopolita” (o meglio “sub-cosmopolita”).
  • Diffusione: è comune in tutta Italia, isole comprese. In Europa è comune in tutte le regioni e i rilievi specialmente nell'area centromeridionale. Fuori dall'Europa si trova soprattutto in Asia occidentale e America del nord. Questa pianta ampiamente naturalizzata in tutti i territori, in certe zone è considerata invasiva (ad esempio nella zona dei Grandi Laghi del Nord America).
  • Habitat: il suo habitat tipico sono i luoghi freschi fra le siepi o i cespugli in luoghi torbosi; ma anche i boschi umidi (boschi mesofili) e gli incolti generalmente in ambiente ombroso; sono inoltre favorite dai terreni a più cicli di inondazione. Il substrato preferito è indifferentemente calcareo oppure siliceo, con valori neutri del pH su un terreno abbastanza nutriente e umido.
  • Diffusione altitudinale: vive fino a circa 1100 metri di altezza (massimo 1450 m s.l.m.); quindi i piani vegetazionali frequentati sono quelli collinari e montani.

Fitosociologia

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Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale[4]:

Formazione : comunità forestali
Classe : Carpino-Fagetrea
Ordine : Populetalia albae

Le tassonomie più aggiornate assegnano la pianta di questa scheda al sottogenere Solanum stricto sensu e alla sezione Dulcamara.

Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà:

  • Solanum dulcamara L. var. dulcamara
  • Solanum dulcamara L. var. hirsutum Dunal in DC. (1852)
  • Solanum dulcamara L. var. indivisum Boiss. (1879)
  • Solanum dulcamara L. var. marinum Bab. (1843)
  • Solanum dulcamara L. var. ovatum Dunal in DC. (1852)
  • Solanum dulcamara L. var. palustre Dunal in DC. (1852)
  • Solanum dulcamara L. var. pubescens Desportes (1838)
  • Solanum dulcamara L. var. rupestre Dunal in DC. (1852)
  • Solanum dulcamara L. var. tomentosum Koch (1838)
  • Solanum dulcamara L. var. villosissimum Desv. (1818)

La specie di questa scheda ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Solanum assimile Friv. (1836)
  • Solanum depilatum Kitag.
  • Solanum littorale Raab (1819)
  • Solanum lyratum Thunb. in Murray (1784)
  • Solanum pseudopersicum Pojark. (1955)
  • Solanum ruderale Salisb. (1796)
  • Solanum rupestre F.W. Schmidt (1793)
  • Solanum scandens Lam. (1779), non Miller
  • Solanum scandens Necker (1768), non Miller
  • Solanum serpentini Borbás & Waisbecker (1897)

Specie simili

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  • Solanum luteum Miller (sinonimo = Solanum vilosum Miller) – Morella rossa : è comune in tutto il territorio italiano come la specie S. dulcamara; si differenzia comunque per il fusto che è più eretto, per l'infiorescenza di tipo pauciflora (3 – 5 fiori al massimo) e per il colore della bacca che è più aranciato quasi gialla (ma anche più allungata).
  • Solanum nigrum L. - Morella comune: anche questa pianta è comune su tutto il territorio italiano e si differenzia, come la precedente, per il fusto che è più eretto, e per la bacca che è nera o verde.
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Molte parti della pianta (le foglie e i frutti in particolare) contengono dei glucoalcaloidi tossici (solanina, solaceina e altri) usati in farmacia; contiene anche delle saponine steroiche e acidi (dulcamarico e altri). Se scissi in modo idrolitico producono zucchero e solanidina. La parte più velenosa sono le bacche (specialmente immature) che, ingerite[5], possono causare vomiti, diminuzione della frequenza del respiro e alla fine anche morte per paralisi respiratoria[6]. La solanina in particolare è una sostanza narcotizzante che colpisce il sistema nervoso centrale.

In fitoterapia si utilizzano i giovani rametti, detti stipiti, con proprietà diaforetica (agevola la traspirazione e favorisce la sudorazione), depurativa del sangue (facilita lo smaltimento delle impurità), ma ha anche una leggera azioni ipnotica e anafrodisiaca. Tali proprietà sono bilanciate tuttavia dalla presenza, in misura molto più ridotta, degli stessi componenti tossici che si trovano nelle bacche. Sarà opportuno utilizzarla, quindi, sotto stretto controllo medico[7].

È una pianta che si coltiva facilmente su tutti i tipi di suoli (non per nulla è comune su tutto il territorio italiano). È più delicata verso i climi decisamente marittimo-ventosi. Preferisce le posizioni ombreggiate con suolo ben drenato ma inumidito frequentemente, ed è facilmente riproducibile per talea acquatica.

Galleria d'immagini

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  1. ^ (EN) Khela, S. 2012, Solanum dulcamara, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 26 aprile 2024.
  2. ^ (EN) Solanum dulcamara, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 26 aprile 2024.
  3. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 27 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  4. ^ AA.VV., Flora Alpina., Bologna, Zanichelli, 2004.
  5. ^ Alcuni testi indicano in 10 bacche una quantità pericolosa
  6. ^ Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore, 1960.
  7. ^ Francesco Bianchini, Francesco Corbetta, Le piante della salute. Atlante delle piante medicinali, illustrazioni di Marilena Pistoia, Milano, Arnoldo Mondadori, 1975, p. 142, SBN IT\ICCU\UM1\0023788.
  • Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.
  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di campo, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2002.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume terzo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 724.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 314, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 44.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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