Campionato mondiale di Formula 1 1987

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Campionato mondiale di Formula 1 1987
Edizione n. 38 del Campionato mondiale di Formula 1
Dati generali
Inizio12 aprile
Termine15 novembre
Prove16
Titoli in palio
PilotiBandiera del Brasile Nelson Piquet
su Williams FW11B
CostruttoriBandiera del Regno Unito Williams
Altre edizioni
Precedente - Successiva
Edizione in corso
Nelson Piquet vince il suo terzo (ed ultimo) Campionato Piloti.

La stagione 1987 del Campionato mondiale di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la 38ª ad assegnare il Campionato Piloti, vinto da Nelson Piquet, e la 30ª ad assegnare il Campionato Costruttori, vinto dalla Williams F1. È iniziata il 12 aprile e terminata il 15 novembre, dopo 16 gare. Quest'edizione del campionato comprendeva anche il trofeo Jim Clark ed il trofeo Colin Chapman, rispettivamente riservati a piloti e costruttori con macchine che montavano motori aspirati, i quali rientravano in Formula 1 dopo essere stati vietati nel 1986.

La pre-stagione

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Dopo 10 anni tornò in calendario il Gran Premio del Giappone, previsto ora sul Circuito di Suzuka, ma in compenso viene cancellato il Gran Premio del Canada a causa di una disputa legale fra i due sponsor dell'evento: le tappe del campionato restano quindi 16; la gara di Montreal tornerà comunque in calendario l'anno successivo.
Il Gran Premio di Gran Bretagna tornò a disputarsi sul Circuito di Silverstone che divenne la sua sede definitiva, mentre il Gran Premio di Spagna venne spostato nella parte finale del calendario, una settimana dopo il Gran Premio del Portogallo, posizione che manterrà fino al 1991.

Gara Nome ufficiale del gran premio Circuito Sede Data Ora Diretta TV
Locale UTC ITA
1 Bandiera del Brasile Grande Prêmio do Brasil Circuito di Jacarepaguá Rio de Janeiro 12 aprile 13:00 16:00 18:00 Rai Due / Telemontecarlo
2 Bandiera di San Marino Gran Premio di San Marino Autodromo Dino Ferrari Imola 3 maggio 14:30 12:30 14:30
3 Bandiera del Belgio Grand Prix de Belgique Circuito di Spa-Francorchamps Francorchamps 17 maggio 14:30 12:30 14:30
4 Bandiera di Monaco Grand Prix de Monaco Circuito di Monte Carlo Monaco 31 maggio 15:30 13:30 15:30
5 Bandiera degli Stati Uniti United States Grand Prix[1] Circuito di Detroit Detroit 21 giugno 13:45 17:45 19:45
6 Bandiera della Francia Grand Prix de France Circuito Paul Ricard Le Castellet 5 luglio 13:00 11:00 13:00
7 Bandiera del Regno Unito Shell Oils British Grand Prix Circuito di Silverstone Silverstone 12 luglio 14:30 12:30 14:30
8 Bandiera della Germania Mobil Großer Preis von Deutschland Hockenheimring Hockenheim 26 luglio 14:30 12:30 14:30
9 Bandiera dell'Ungheria Hungarian Grand Prix Hungaroring Mogyoród 9 agosto 14:30 12:30 14:30
10 Bandiera dell'Austria Großer Preis von Österreich Österreichring Spielberg bei Knittelfeld 16 agosto 14:30 12:30 14:30
11 Bandiera dell'Italia Gran Premio d'Italia Autodromo nazionale di Monza Monza 6 settembre 14:30 12:30 14:30
12 Bandiera del Portogallo Grande Prémio de Portugal Circuito di Estoril Cascais 20 settembre 14:30 12:30 14:30
13 Bandiera della Spagna Gran Premio Tio Pepe de España Circuito di Jerez de la Frontera Jerez de la Frontera 27 settembre 14:30 13:30 14:30
14 Bandiera del Messico Gran Premio de México Autodromo Hermanos Rodríguez Città del Messico 18 ottobre 14:30 19:30 20:30
15 Bandiera del Giappone Fuji Television Japanese Grand Prix Circuito di Suzuka Suzuka 1º novembre 14:00 05:00 06:00
16 Bandiera dell'Australia Foster's Australian Grand Prix Circuito di Adelaide Adelaide 15 novembre 14:00 04:30 05:30

Cambiamenti rispetto al 1986

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Cambiamenti regolamentari

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  • Nel corso della stagione 1986 i motori turbocompressi avevano raggiunto, in qualifica, potenze comprese tra i 1200 ed i 1300 cavalli, senza limiti di pressione di esercizio del turbo; inoltre, il loro sviluppo era divenuto via via sempre più costoso e la potenza eccessiva per la sicurezza. Dopo l'incidente che costò la vita ad Elio De Angelis, la FISA (all'epoca emanazione sportiva della FIA) decise, senza consultare i team in base alle deroghe sulla sicurezza del "Patto della concordia", di eliminare progressivamente i propulsori sovralimentati, introducendo limitazioni tecniche nei due anni successivi e bandendoli definitivamente nel 1989. Nel 1987 la pressione di sovralimentazione dei motori turbo, precedentemente libera, fu ridotta a 4 bar per mezzo di una valvola "pop-off" fornita dalla stessa FIA con la funzione di scaricare l'aria nel caso di pressioni superiori. Inoltre la quantità di benzina per la gara fu ridotta da 195 a 180 litri (come in origine previsto per il 1988).
  • Furono reintrodotti i motori aspirati, di fatto vietati nel 1986 (cilindrata dei motori massima 1500 con "sovralimentazione ammessa"); la loro cilindrata fu aumentata a 3500 cm³.

Trofei Jim Clark e Colin Chapman

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Stante la grande differenza di prestazione tra le vetture con motore a turbocompressore da 1500 cm³ e quelle "aspirate" da 3500 cm³, con notevole svantaggio di queste ultime, la FIA promosse un trofeo per i piloti e le scuderie che schieravano monoposto dotate di propulsori aspirati. I trofei erano intitolati rispettivamente a Jim Clark e Colin Chapman. I punti venivano assegnati con lo stesso criterio della classifica mondiale, limitatamente alle vetture con motore non sovralimentato.

Il Trofeo Jim Clark venne assegnato a Jonathan Palmer, pilota della Tyrrell a motore Cosworth, la quale vinse il Trofeo Colin Chapman per i costruttori.

Parteciparono a questi trofei le scuderie Tyrrell, AGS, Larrousse, March e Coloni.

Novità tecniche

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  • La Lotus portò al debutto in una gara di Formula 1 le cosiddette sospensioni attive, soluzione alla quale la scuderia inglese stava lavorando da diversi anni. Nonostante l'entusiasmo iniziale del progettista Gérard Ducarouge e di Ayrton Senna, gli strumenti tecnici a disposizione per la gestione di questo dispositivo si rivelarono insufficienti e questo creò alla Lotus diversi problemi durante la stagione[2]. Anche la Williams aveva un sistema di sospensioni attive, che vide la pista già nei test invernali[3], ma che non fu usato in gara prima del Gran Premio d'Italia[4].
  • Dopo due stagioni piuttosto avare di risultati si ritirò dal campionato la Lola Haas, motorizzata prima dai motori 4 cilindri in linea turbo della Hart, poi dai Ford V6 biturbo.
  • Fecero il loro ingresso in Formula 1 invece tre nuove squadre: la Larrousse, fondata dall'ex direttore sportivo di Renault e Ligier e dal socio Didier Calmels (con vetture Lola), la March, che tornò a competere in Formula 1 grazie alla sponsorizzazione della casa finanziaria giapponese Leyton House, e la Coloni, che debuttò nel Gran Premio d'Italia.
  • La Renault annunciò, a fine 1986, il proprio ritiro come fornitore di motori.
  • La Lotus, abbandonata dalla Renault, passò ai motori Honda.
  • La Arrows, tramite lo sponsor USF&G, acquistò dalla BMW il progetto del motore utilizzato fino alla stagione precedente dalla scuderia inglese e dalla Benetton; rimarchiato Megatron, il propulsore fu sviluppato dalla svizzera Heini Mader Racing Components, che si occupava già della revisione dei propulsori per conto di diverse scuderie.
  • La Ligier, persa la fornitura di motori Renault, si accordò con la Alfa Romeo. Durante l'inverno la casa milanese passò però sotto il controllo della FIAT, che, supportando già l'attività agonistica della Ferrari, aveva poco interesse a mantenere in Formula 1 anche il marchio milanese e annullò quindi il contratto con la Ligier, utilizzando come pretesto alcune dichiarazioni piuttosto critiche sul 4 cilindri in linea biturbo dell’Alfa Romeo da parte di René Arnoux, pilota della scuderia francese[5]. La Ligier dovette quindi ripiegare in tutta fretta sui Megatron, dopo aver saltato la prima gara.
  • La Tyrrell tornò ad utilizzare motori Ford Cosworth aspirati, dopo aver disputato le due stagioni precedenti con motori Renault.
  • L'AGS dopo l'esordio del 1986 con propulsori della Motori Moderni passò ai motori Ford Cosworth.
  • A fine 1986 la Pirelli annunciò il proprio ritiro dalle competizioni; la Goodyear assunse quindi una posizione di monopolio.

Scuderie e piloti

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I seguenti piloti e costruttori presero parte al campionato del mondo di Formula 1 nella stagione 1987.

Team Costruttore Telaio Motore Gomme Pilota GP Test Driver/s
Bandiera del Regno Unito Marlboro McLaren International McLaren MP4/3 TAG Porsche TTE PO11.5 V6T G 1 Bandiera della Francia Alain Prost Tutti n/a
2 Bandiera della Svezia Stefan Johansson Tutti
Bandiera del Regno Unito Data General Team Tyrrell Tyrrell DG/016 Ford Cosworth DFZ 3.5 V8 G 3 Bandiera del Regno Unito Jonathan Palmer Tutti n/a
4 Bandiera della Francia Philippe Streiff Tutti
Bandiera del Regno Unito Canon Williams Honda Team Williams FW11B Honda RA167E 1.5 V6T G 5 Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell 1-15 Bandiera della Francia Jean-Louis Schlesser
Bandiera dell'Italia Riccardo Patrese 16
6 Bandiera del Brasile Nelson Piquet Tutti
Bandiera del Regno Unito Motor Racing Developments Brabham BT56 BMW M12/13 1.5 L4T G 7 Bandiera dell'Italia Riccardo Patrese 1-15 n/a
Bandiera dell'Italia Stefano Modena 16
8 Bandiera dell'Italia Andrea De Cesaris Tutti
Bandiera della Germania West Zakspeed Racing Zakspeed 861
871
Zakspeed 1500/4 1.5 L4T G 9 Bandiera del Regno Unito Martin Brundle Tutti n/a
10 Bandiera della Germania Christian Danner Tutti
Bandiera del Regno Unito Camel Team Lotus Honda Lotus 99T Honda RA167E 1.5 V6T G 11 Bandiera del Giappone Satoru Nakajima Tutti n/a
12 Bandiera del Brasile Ayrton Senna Tutti
Bandiera della Francia Team El Charro AGS AGS JH22 Ford Cosworth DFZ 3.5 V8 G 14 Bandiera della Francia Pascal Fabre 1-14 n/a
Bandiera del Brasile Roberto Moreno 15-16
Bandiera del Regno Unito Leyton House March Racing Team March 87P
871
Ford Cosworth DFZ 3.5 V8 G 16 Bandiera dell'Italia Ivan Capelli Tutti Bandiera della Danimarca Kris Nissen
Bandiera del Regno Unito USF&G Arrows Megatron Arrows A10 Megatron M12/13 1.5 L4T G 17 Bandiera del Regno Unito Derek Warwick Tutti n/a
18 Bandiera degli Stati Uniti Eddie Cheever Tutti
Bandiera del Regno Unito Benetton Formula Ltd Benetton B187 Ford Cosworth GBA 1.5 V6T G 19 Bandiera dell'Italia Teo Fabi Tutti Bandiera del Regno Unito Johnny Dumfries
Bandiera dell'Italia Emanuele Pirro
20 Bandiera del Belgio Thierry Boutsen Tutti
Bandiera dell'Italia Osella Squadra Corse Osella FA1G
FA1I
Alfa Romeo 890T 1.5 V8T G 21 Bandiera dell'Italia Alex Caffi Tutti Bandiera dell'Italia Alberto Lenti
22 Bandiera dell'Italia Gabriele Tarquini 2
Bandiera della Svizzera Franco Forini 11-13
Bandiera dell'Italia Minardi Team SpA Minardi M187 Motori Moderni Tipo 615-90 1.5 V6T G 23 Bandiera della Spagna Adrián Campos Tutti Bandiera dell'Italia Franco Scapini
24 Bandiera dell'Italia Alessandro Nannini Tutti
Bandiera della Francia Ligier Loto Ligier JS29
JS29B
JS29C
Megatron M12/13 1.5 L4T G 25 Bandiera della Francia René Arnoux 2-16 n/a
26 Bandiera dell'Italia Piercarlo Ghinzani 2-16
Bandiera dell'Italia Scuderia Ferrari SpA SEFAC Ferrari F1/87 Ferrari 033D 1.5 V6T G 27 Bandiera dell'Italia Michele Alboreto Tutti n/a
28 Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Tutti
Bandiera della Francia Larrousse Calmels Lola LC87 Ford Cosworth DFZ 3.5 V8 G 29 Bandiera della Francia Yannick Dalmas 14-16 n/a
30 Bandiera della Francia Philippe Alliot 2-16
Bandiera dell'Italia Enzo Coloni Racing Car System Coloni FC187 Ford Cosworth DFZ 3.5 V8 G 32 Bandiera dell'Italia Nicola Larini 11 13 n/a
Bandiera dell'Italia Middlebridge-Trussardi Trussardi B186 Megatron M12/13 L4 t G 31 Bandiera dell'Italia Emanuele Pirro / Bandiera del Giappone Aguri Suzuki non disputato n/a

Riassunto della stagione

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Dopo avere perso il campionato 1986 in maniera rocambolesca, i piloti della Williams Nigel Mansell e Nelson Piquet cercavano la rivincita nei confronti di Alain Prost, che guidava l'ultima evoluzione della McLaren MP4, la prima non progettata da John Barnard (anche se si trattava di un modello derivato dalle precedenti), ora alla Ferrari. La Lotus di Ayrton Senna montava lo stesso motore Honda delle Williams.

A Rio, la stagione cominciò come era finita la precedente, con un trionfo di Prost, che vinse facilmente approfittando di inconvenienti vari dei suoi rivali (Mansell forò una gomma, Piquet ebbe problemi di surriscaldamento, Senna ruppe il motore dopo aver avuto problemi di assetto) rispetto ai quali effettuò un cambio gomme in meno. Piquet giunse secondo, terzo Johansson con l'altra McLaren, davanti alla Ferrari di Berger, un ottimo Boutsen su Benetton e l'attardato Mansell. Ivan Capelli, al volante della rientrante March, non poté prendere il via perché rimasto senza motore; la Ligier saltò completamente l'appuntamento, dopo essere stata appiedata dall'Alfa, in attesa di adattare le proprie vetture ai motori Megatron[5].

Tre settimane dopo, il weekend di Imola iniziò con un incidente a Piquet, che usci di pista e finì a muro alla curva del Tamburello per un problema a una gomma. Il brasiliano non poté prendere parte al Gran Premio e la Goodyear decise per sicurezza di fare arrivare nuovi pneumatici per le prove del sabato, che videro Senna in pole position. In gara, Mansell superò il brasiliano già al secondo giro e andò a vincere tranquillamente; secondo fu Senna, che dopo una bella lotta ebbe la meglio su Michele Alboreto (terzo al traguardo) in crisi col turbo della sua Ferrari. Prost si ritirò mentre era secondo, per il primo di una lunga serie di guasti meccanici che gli impediranno di confermare il suo titolo. Quarto concluse Johansson, seguito da Martin Brundle su Zakspeed (primi e unici punti nella breve storia della scuderia tedesca), e Nakajima sull'altra Lotus (primi punti per un giapponese in Formula 1)[6].

A Spa ci vollero due partenze per dare il via alla corsa. All'inizio, infatti, vi fu una serie di incidenti, tra cui quello tra le due Tyrrell di Palmer e Streiff alla curva Eau Rouge: vetture distrutte, ma piloti fortunatamente illesi. Alla seconda partenza, Senna dalla seconda fila sopravanzò Piquet e il poleman Mansell; questi cercò già nel primo giro di risuperare il brasiliano, ma i due si agganciarono uscendo di pista, con Senna subito fuori corsa. Quando anche Mansell si ritirò per i danni subiti nell'incidente, andò al box Lotus per fare i conti con il brasiliano, a suo dire responsabile della collisione; la rissa tra i due fu sfiorata. Intanto, dopo soli 11 giri anche Piquet, Alboreto e Berger erano già fuori per guasti meccanici; fu così una trionfale doppietta per le McLaren, con Prost davanti a Johansson e tutti gli altri doppiati, a cominciare da Andrea De Cesaris ottimo terzo con la Brabham, Cheever su Arrows-Megatron, la Lotus di Nakajima, e Arnoux con la Ligier-Megatron. Con questa vittoria Prost eguagliò il record di Jackie Stewart di 27 vittorie in Formula 1, riportandosi in testa al mondiale[7].

I due gran premi seguenti, su circuiti cittadini, videro il dominio della Lotus a sospensioni attive di Ayrton Senna. A Monaco il brasiliano vinse dopo che Mansell, in testa dall'inizio della corsa, si era dovuto ritirare per un problema tecnico nel corso del trentesimo giro. Secondo giunse Piquet, che precedette sul traguardo le due Ferrari di Alboreto e Berger. Chiusero la zona punti Palmer e Capelli; Prost si ritirò a tre tornate dalla fine per un guasto al motore[8]. Nel Gran Premio degli Stati Uniti, disputato a Detroit, Mansell conquistò nuovamente la pole position davanti a Senna, come già accaduto a Monaco; anche in questa occasione il pilota inglese condusse la gara nelle prime fasi, perdendo la testa della corsa durante i pit stop a causa di un problema nel fissaggio di una ruota. Portatosi in prima posizione, Senna vi rimase fino alla bandiera a scacchi; Mansell, colpito dai crampi, fu sopravanzato da Piquet (rallentato da una foratura nelle prime tornate), Prost e Berger, concludendo solo quinto; l'ultimo punto a disposizione fu conquistato da Cheever[9]. Con queste due vittorie consecutive Senna scalzò Prost dalla testa della classifica mondiale, salendo a quota 24 punti contro i 22 del francese ed i 18 di Piquet.

In Francia Mansell, Prost e Piquet si contesero la vittoria per tutta la gara; l'inglese, partito dalla pole position, mantenne la prima posizione fino ai pit stop, quando fu sopravanzato sia dal compagno di squadra che da Prost. Mansell superò rapidamente il pilota della McLaren, avvicinandosi poi minacciosamente a Piquet; il brasiliano resistette fino al 46º passaggio, quando commise un errore e dovette cedere il comando. La lotta fra i due si risolse definitivamente durante la seconda serie di cambi gomme, durante la quale Piquet perse oltre dieci secondi per aver fatto spegnere il motore della propria vettura. Mansell vinse quindi davanti al compagno di squadra e a Prost; quarto concluse Senna, seguito da Teo Fabi e Streiff[10].

A Silverstone, invece, Piquet e Mansell furono impegnati in un serrato duello che si protrasse per tutta la gara; i due, che si erano qualificati nell'ordine, erano stati sopravanzati al via da Prost, che però aveva dovuto restituire loro quasi immediatamente la posizione. A questo punto i piloti della Williams cominciarono a fare gara a sé, con Piquet in testa e Mansell a inseguire; a tre tornate dal termine il pilota inglese sopravanzò il rivale alla curva Stowe, conquistando la vittoria davanti al pubblico di casa. Piquet giunse secondo per la quarta volta consecutiva, davanti a Senna e Nakajima. Ritiratosi Prost per un problema meccanico, gli ultimi punti andarono a Warwick e Fabi[11]. Il mondiale era fino a questo momento molto equilibrato, con Senna in testa alla classifica a quota 31 punti, seguito da Mansell e Piquet ad una lunghezza di distacco e da Prost a 26.

Il Gran Premio di Germania fu caratterizzato dal cedimento di diversi propulsori, messi a dura prova dai rettilinei di Hockenheim, e vide solo sette piloti classificati. Dopo i cambi gomme Prost si ritrovò in testa; Mansell, partito in pole, era secondo e forse destinato ad avere la meglio, prima del cedimento del suo Honda al 26º giro. Prost si ritirò a 4 giri dalla fine per la rottura, come già a Imola, della cinghia dell'alternatore; Piquet, che seguiva a distanza, vinse così fortunosamente il suo primo Gran Premio stagionale portandosi al comando del mondiale. Johansson tagliò il traguardo secondo nonostante una gomma scoppiata, davanti a Senna, mai in grado di lottare per la vittoria nonostante fosse stato in testa al primo giro[12]. Il gran numero di ritiri permise a ben tre vetture dotate di motori aspirati di entrare in zona punti, nonostante la differenza di potenza rispetto ai motori turbocompressi fosse particolarmente penalizzante sul veloce tracciato tedesco: quarto e quinto chiusero i piloti della Tyrrell, Streiff e Palmer, alle spalle dei quali giunse Alliot, che portò alla Larrousse i primi punti della sua storia[13].

Piquet si ripeté all'Hungaroring, ancora una volta in maniera fortunosa: Mansell, partito in pole, dominò la gara ma fu costretto al ritiro a 5 giri dalla fine per la perdita del bullone della ruota posteriore destra. Anche le Ferrari di Berger e Alboreto, particolarmente competitive, subirono guasti meccanici; secondo giunse così Senna e terzo Prost, che riuscì a superare un ottimo Boutsen solo nei giri finali. Quinto fu Patrese e sesto Warwick. Nel weekend ungherese, Senna ufficializzò il suo addio alla Lotus: nel 1988 sarebbe passato in McLaren a fianco di Prost. Contestualmente, la Lotus decise di sostituirlo con Nelson Piquet[14].

Nel Gran Premio d'Austria si dovette ripetere la partenza per ben tre volte, dopo che due collisioni multiple avevano causato l'interruzione della gara con la bandiera rossa. Diversi piloti (tra i quali Alboreto e Prost) presero il via dalla corsia dei box, ma il solo Streiff rimase escluso dalla terza procedura di partenza. A contendersi la gara furono ancora una volta i due piloti della Williams: Piquet, partito dalla pole position, condusse il gruppo fino al 21º passaggio, quando il suo compagno di squadra lo sopravanzò approfittando di un doppiaggio. A questo punto la situazione nelle prime posizioni si stabilizzò, con Fabi saldamente al terzo posto alle spalle di Mansell e Piquet; più indietro, Alboreto e Senna (rimasto fermo sulla griglia di partenza) vennero a contatto mentre erano in lotta fra loro ed il brasiliano dovette sostituire il musetto della propria vettura. Il pilota della Ferrari si ritirò però successivamente per un guasto ad uno scarico. Quarto chiuse così Boutsen sulla seconda Benetton, davanti a Senna e Prost[15].

Piquet si presentò a Monza, dove si sarebbe disputato il Gran Premio d'Italia, con undici punti di vantaggio su Senna e quindici sul compagno di squadra Mansell; il brasiliano portò per la prima volta in gara il nuovo sistema di sospensioni attive sviluppato dalla Williams, che non fu invece utilizzato da Mansell. La stessa Williams fu però colpita dall'annuncio della Honda di non avere più intenzione di fornire i motori alla scuderia di Didcot per il 1988, passando alla McLaren. In qualifica, Piquet conquistò la pole position davanti al compagno di squadra, Berger e Senna; in gara, il brasiliano mantenne la prima posizione fino ai cambi gomme di metà gara: Senna, che aveva previsto di percorrere tutta la distanza di gara senza sostituire gli pneumatici, prese il comando. Al 43º giro, però, il pilota della Lotus commise un errore in un doppiaggio, uscendo di pista e perdendo la posizione a favore di Piquet, che rimase in testa fino al traguardo. Senna giunse secondo, davanti a Mansell, Berger, Boutsen e Johansson[4].

Nelle qualifiche del Gran Premio del Portogallo si mise in luce la Ferrari, che conquistò la prima pole position stagionale con Berger. In gara, dopo una prima partenza annullata per una collisione multipla innescata da Piquet ed Alboreto, il pilota austriaco mantenne la prima posizione, davanti a Mansell, Senna e Piquet. Quest'ultimo approfittò dei problemi tecnici dei rivali (Senna fu rallentato da un problema elettrico, Mansell si ritirò per la rottura del motore al 14º passaggio) per risalire al secondo posto, ma dovette guardarsi dall'attacco del rimontante Alboreto. Durante i cambi gomme Berger rimase in testa, mentre Prost si inserì alle sue spalle; più indietro, Alboreto fu costretto al ritiro da un guasto al cambio. Nelle ultime tornate Prost cominciò a tallonare Berger, costringendolo all'errore a tre giri dalla fine e conquistando la terza vittoria stagionale davanti all'austriaco. Il terzo posto consentì a Piquet di aumentare il proprio vantaggio in classifica su Senna e Mansell rispettivamente a diciotto e ventiquattro punti; in zona punti chiusero anche Fabi, Johansson e Cheever[16].

In Spagna ed in Messico Mansell conquistò due vittorie consecutive che gli permisero di dimezzare il distacco in classifica dal compagno di squadra, portandolo a dodici lunghezze. A Jerez de la Frontera il pilota inglese superò Piquet, partito dalla pole position, nel corso del primo passaggio, mantenendo poi il comando per tutta la gara. Dopo il cambio gomme Piquet rimase bloccato dietro a Senna, che aveva deciso di disputare tutta la gara con lo stesso treno di pneumatici; due uscite di pista gli costarono ulteriore tempo. La strategia di Senna si rivelò comunque sbagliata e il pilota della Lotus dovette cedere la posizione a Prost, Johansson e allo stesso Piquet, chiudendo quinto; l'ultimo punto fu conquistato da Alliot[17]. Il Gran Premio del Messico, invece, fu sospeso dopo un violento incidente di Warwick; in quel momento, Mansell era in testa alla gara davanti a Senna, il sorprendente Patrese e Piquet. La gara riprese con una nuova partenza, con i piloti nella posizione che avevano al momento dell'interruzione; Mansell non cedette il comando, seguito sul traguardo da Piquet e Patrese, mentre Senna si era ritirato dopo un'uscita di pista. La zona punti fu chiusa da Cheever, Fabi e Alliot[18].

Il campionato si decise al penultimo appuntamento della stagione, il Gran Premio del Giappone, prima ancora che la gara avesse inizio: Mansell, infatti, ebbe durante le prove libere un brutto incidente, nel quale riportò ferite tali da impedirgli di partecipare alla corsa. Piquet era così matematicamente Campione del Mondo per la terza volta in carriera. Il fine settimana fu dominato da Berger, che conquistò la pole position e mantenne il comando dal primo all'ultimo giro; secondo giunse Senna, davanti a Johansson, Alboreto, Boutsen e Nakajima, mentre Piquet si ritirò per un guasto al motore mentre occupava la terza posizione[19].

Con entrambi i titoli già assegnati a Piquet ed alla Williams, il Gran Premio d'Australia si ridusse ad una passerella conclusiva. Come in Giappone, Berger dominò qualifiche e gara, facendo segnare la pole position e mantenendo il comando dalla partenza al traguardo. Senna, secondo, fu squalificato a fine gara per un'irregolarità tecnica; salì quindi in seconda posizione Alboreto, a completare una doppietta della Ferrari. Terzo, seppure a tavolino, giunse Boutsen, seguito da Palmer, Dalmas e Moreno, che portò alla AGS il primo punto della sua storia[20].

Il campionato piloti si concluse quindi con la vittoria di Piquet, che, con 73 punti, conquistò il terzo titolo mondiale della sua carriera. Secondo si classificò il suo compagno di squadra Mansell, a quota 61; dietro all'inglese era Senna, distaccato di quattro punti. Il campione del mondo in carica Prost, penalizzato da una vettura non all'altezza degli anni precedenti, conquistò 46 punti e il quarto posto in classifica.

Il campionato costruttori fu invece dominato dalla Williams - Honda, che se lo aggiudicò per la seconda volta consecutiva; il team inglese marcò in tutto 137 punti, ben sessantuno in più della McLaren seconda classificata. Il terzo posto fu conquistato dalla Lotus, mentre la Ferrari, grazie ai risultati positivi ottenuti nelle ultime gare, compensò una prima parte di stagione piuttosto deludente. Tra le vetture con motore aspirato si mise in luce la Tyrrell, che conquistò undici punti ed il sesto posto a pari merito con la Arrows; la Brabham, dopo il disastroso 1986, migliorò leggermente le proprie prestazioni, ma dovette fare i conti con la scarsa affidabilità del motore BMW montato orizzontalmente.

Risultati dei Gran Premi

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Gara Gran Premio Circuito Pole position Giro veloce Pilota vincitore Costruttore Resoconto
1 Bandiera del Brasile Gran Premio del Brasile Jacarepaguá Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera della Francia Alain Prost Bandiera del Regno Unito McLaren-TAG Resoconto
2 Bandiera di San Marino Gran Premio di San Marino Imola Bandiera del Brasile Ayrton Senna Bandiera dell'Italia Teo Fabi Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
3 Bandiera del Belgio Gran Premio del Belgio Spa-Francorchamps Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera della Francia Alain Prost Bandiera della Francia Alain Prost Bandiera del Regno Unito McLaren-TAG Resoconto
4 Bandiera di Monaco Gran Premio di Monaco Monaco Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Brasile Ayrton Senna Bandiera del Brasile Ayrton Senna Bandiera del Regno Unito Lotus-Honda Resoconto
5 Bandiera degli Stati Uniti Gran Premio degli Stati Uniti-Est Detroit Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Brasile Ayrton Senna Bandiera del Brasile Ayrton Senna Bandiera del Regno Unito Lotus-Honda Resoconto
6 Bandiera della Francia Gran Premio di Francia Paul Ricard Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
7 Bandiera del Regno Unito Gran Premio di Gran Bretagna Silverstone Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
8 Bandiera della Germania Gran Premio di Germania Hockenheimring Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
9 Bandiera dell'Ungheria Gran Premio d'Ungheria Hungaroring Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
10 Bandiera dell'Austria Gran Premio d'Austria Österreichring Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
11 Bandiera dell'Italia Gran Premio d'Italia Monza Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Brasile Ayrton Senna Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
12 Bandiera del Portogallo Gran Premio del Portogallo Estoril Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera della Francia Alain Prost Bandiera del Regno Unito McLaren-TAG Resoconto
13 Bandiera della Spagna Gran Premio di Spagna Jerez Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
14 Bandiera del Messico Gran Premio del Messico Hermanos Rodriguez Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Brasile Nelson Piquet Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell Bandiera del Regno Unito Williams-Honda Resoconto
15 Bandiera del Giappone Gran Premio del Giappone Suzuka Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera della Francia Alain Prost Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera dell'Italia Ferrari Resoconto
16 Bandiera dell'Australia Gran Premio d'Australia Adelaide Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera dell'Italia Ferrari Resoconto

Nella stagione 1987 del Campionato mondiale di Formula 1 i punti erano attribuiti nel modo seguente: 9 punti al primo, 6 al secondo, 4 al terzo, 3 al quarto, 2 al quinto e 1 al sesto classificato. Per la classifica piloti, vengono conteggiati solo gli 11 migliori risultati per ciascun conduttore. Per la classifica costruttori, invece, tutti i punti sono validi.

Classifica Piloti

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Pos. Pilota Punti
1 Bandiera del Brasile Nelson Piquet 2 NP Rit 2 2 2 2 1 1 2 1 3 4 2 15* Rit 73 (76)
2 Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell 6 1 Rit Rit 5 1 1 Rit 14* 1 3 Rit 1 1 INF 61
3 Bandiera del Brasile Ayrton Senna Rit 2 Rit 1 1 4 3 3 2 5 2 7 5 Rit 2 SQ 57
4 Bandiera della Francia Alain Prost 1 Rit 1 9* 3 3 Rit 7* 3 6 15 1 2 Rit 7 Rit 46
5 Bandiera dell'Austria Gerhard Berger 4 Rit Rit 4 4 Rit Rit Rit Rit Rit 4 2 Rit Rit 1 1 36
6 Bandiera della Svezia Stefan Johansson 3 4 2 Rit 7 8* Rit 2 Rit 7 6 5 3 Rit 3 Rit 30
7 Bandiera dell'Italia Michele Alboreto 8* 3 Rit 3 Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 15* Rit 4 2 17
8 Bandiera del Belgio Thierry Boutsen 5 Rit Rit Rit Rit Rit 7 Rit 4 4 5 14 16* Rit 5 3 16
9 Bandiera dell'Italia Teo Fabi Rit Rit Rit 8 Rit 5* 6 Rit Rit 3 7 4* Rit 5 Rit Rit 12
10 Bandiera degli Stati Uniti Eddie Cheever Rit Rit 4 Rit 6 Rit Rit Rit 8 Rit Rit 6 8* 4 9* Rit 8
11 Bandiera del Regno Unito Jonathan Palmer 10 Rit Rit 5 11 7 8 5 7 14 14 10 Rit 7 8 4 7
12 Bandiera del Giappone Satoru Nakajima 7 6* 5 10 Rit NC 4 Rit Rit 13 11 8 9 Rit 6 Rit 7
13 Bandiera dell'Italia Riccardo Patrese Rit 9 Rit Rit 9 Rit Rit Rit 5 Rit Rit Rit 13 3 11 9* 6
14 Bandiera dell'Italia Andrea De Cesaris Rit Rit 3 Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 8* 4
15 Bandiera della Francia Philippe Streiff 11 8 9 Rit Rit 6 Rit 4 9 Rit 12 12 7 8 12 Rit 4
16 Bandiera del Regno Unito Derek Warwick Rit 11* Rit Rit Rit Rit 5 Rit 6 Rit Rit 13 10 Rit 10 Rit 3
17 Bandiera della Francia Philippe Alliot 10 8 Rit Rit Rit Rit 6 Rit 12 Rit Rit 6 6 Rit Rit 3
18 Bandiera del Regno Unito Martin Brundle Rit 5 Rit 7 Rit Rit NC NC Rit SQ Rit Rit 11 Rit Rit Rit 2
19 Bandiera dell'Italia Ivan Capelli NP Rit Rit 6 Rit Rit Rit Rit 10 11 13 9 12 Rit Rit Rit 1
20 Bandiera della Francia René Arnoux NP 6 11 10 Rit Rit Rit Rit 10 10 Rit Rit Rit Rit Rit 1
21 Bandiera del Brasile Roberto Moreno Rit 6 1
- Bandiera della Francia Yannick Dalmas 9 14 5 0**
- Bandiera della Germania Ovest Christian Danner 9 7 Rit ES 8 Rit Rit Rit Rit 9 9 Rit Rit Rit Rit 7 0
- Bandiera dell'Italia Piercarlo Ghinzani Rit 7 12 Rit Rit SQ Rit 12 8 8 Rit Rit Rit 13 Rit 0
- Bandiera della Francia Pascal Fabre 12 13 10 13 12 9 9 Rit 13 NC NQ NQ Rit NQ 0
- Bandiera dell'Italia Alessandro Nannini Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 11 Rit 16 11* Rit Rit Rit Rit 0
- Bandiera dell'Italia Alex Caffi Rit 12* Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit NQ Rit Rit NQ 0
- Bandiera della Spagna Adrián Campos SQ Rit Rit NP Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 14 Rit Rit Rit 0
- Bandiera della Svizzera Franco Forini Rit Rit NQ 0
- Bandiera dell'Italia Nicola Larini NQ Rit 0
- Bandiera dell'Italia Gabriele Tarquini Rit 0
- Bandiera dell'Italia Stefano Modena Rit 0
Pos. Pilota Punti
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti/Non class. Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Squalificato Ritirato Non partito Non qualificato Solo prove/Terzo pilota

* Indica quei piloti che non hanno terminato la gara ma sono ugualmente classificati avendo coperto, come previsto dal regolamento, almeno il 90% della distanza totale.

** Avendo iscritto una sola vettura a inizio campionato, la Larrousse non poté contare i punti fatti segnare dalla seconda monoposto, non ritenuti validi nemmeno per la classifica piloti.

  • Solo i migliori undici risultati erano conteggiati come punti: tra parentesi i punti reali fatti segnare dai piloti.

Statistiche Piloti

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Posizione Pilota Numero Nazione Punti[21] Vittorie Podi Pole
1 Bandiera del Brasile Nelson Piquet 6 Brasile 73 (76) 3 11 4
2 Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell 5 Regno Unito 61 6 7 8
3 Bandiera del Brasile Ayrton Senna 12 Brasile 57 2 8 1
4 Bandiera della Francia Alain Prost 1 Francia 46 3 7
5 Bandiera dell'Austria Gerhard Berger 28 Austria 36 2 3 3
6 Bandiera della Svezia Stefan Johansson 2 Svezia 30 5
7 Bandiera dell'Italia Michele Alboreto 27 Italia 17 3
8 Bandiera del Belgio Thierry Boutsen 20 Belgio 16 1
9 Bandiera dell'Italia Teo Fabi 19 Italia 12 1
10 Bandiera degli Stati Uniti Eddie Cheever 18 Stati Uniti 8
11 Bandiera del Regno Unito Jonathan Palmer 3 Regno Unito 7
12 Bandiera del Giappone Satoru Nakajima 11 Giappone 7
13 Bandiera dell'Italia Riccardo Patrese 5 Italia 6 1
14 Bandiera dell'Italia Andrea De Cesaris 8 Italia 4 1
15 Bandiera della Francia Philippe Streiff 4 Francia 4
16 Bandiera del Regno Unito Derek Warwick 17 Regno Unito 3
17 Bandiera della Francia Philippe Alliot 30 Francia 3
18 Bandiera del Regno Unito Martin Brundle 9 Regno Unito 2
19 Bandiera del Brasile Roberto Moreno 14 Brasile 1
= Bandiera della Francia René Arnoux 25 Francia 1
= Bandiera dell'Italia Ivan Capelli 16 Italia 1
NC Bandiera della Francia Yannick Dalmas 29 Francia 0*
NC Bandiera della Germania Christian Danner 10 Germania 0
NC Bandiera dell'Italia Piercarlo Ghinzani 26 Italia 0
NC Bandiera della Francia Pascal Fabre 14 Francia 0
NC Bandiera dell'Italia Alessandro Nannini 24 Italia 0
NC Bandiera dell'Italia Alex Caffi 21 Italia 0
NC Bandiera della Spagna Adrián Campos NC Spagna 0
NC Bandiera della Svizzera Franco Forini 22 Svizzera 0
NC Bandiera dell'Italia Nicola Larini 32 Italia 0
NC Bandiera dell'Italia Gabriele Tarquini 22 Italia 0
NC Bandiera dell'Italia Stefano Modena 7 Italia 0

Trofeo Jim Clark (per piloti di vetture con motore aspirato)

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Pos Pilota BRA
Bandiera del Brasile
SMR
Bandiera di San Marino
BEL
Bandiera del Belgio
MON
Bandiera di Monaco
USA
Bandiera degli Stati Uniti
FRA
Bandiera della Francia
GBR
Bandiera del Regno Unito
GER
Bandiera della Germania
HUN
Bandiera dell'Ungheria
AUT
Bandiera dell'Austria
ITA
Bandiera dell'Italia
POR
Bandiera del Portogallo
ESP
Bandiera della Spagna
MEX
Bandiera del Messico
JPN
Bandiera del Giappone
AUS
Bandiera dell'Australia
Punti
1 Bandiera del Regno Unito Jonathan Palmer 1 Rit NP 1 1 2 1 2 1 3 3 2 Rit 2 1 1 95
2 Bandiera della Francia Philippe Streiff 2 1 2 Rit Rit 1 Rit 1 2 Rit 1 3 2 3 2 Rit 74
3 Bandiera della Francia Philippe Alliot 2 1 Rit Rit Rit Rit 3 Rit 2 Rit Rit 1 1 Rit Rit 43
4 Bandiera dell'Italia Ivan Capelli NP Rit Rit 2 Rit Rit Rit Rit 3 1 2 1 3 Rit Rit Rit 38
5 Bandiera della Francia Pascal Fabre 3 3 3 3 2 3 2 Rit 4 NC NQ NQ Rit NQ 35
6 Bandiera del Brasile Roberto Moreno Rit 3 4
7 Bandiera della Francia Yannick Dalmas 4 3 2 0
NC Bandiera dell'Italia Nicola Larini NQ Rit 0
Pos Pilota BRA
Bandiera del Brasile
SMR
Bandiera di San Marino
BEL
Bandiera del Belgio
MON
Bandiera di Monaco
USA
Bandiera degli Stati Uniti
FRA
Bandiera della Francia
GBR
Bandiera del Regno Unito
GER
Bandiera della Germania
HUN
Bandiera dell'Ungheria
AUT
Bandiera dell'Austria
ITA
Bandiera dell'Italia
POR
Bandiera del Portogallo
ESP
Bandiera della Spagna
MEX
Bandiera del Messico
JPN
Bandiera del Giappone
AUS
Bandiera dell'Australia
Punti

*Non prende punti

Campionato Costruttori

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Classifica e Statistiche Costruttori

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Posizione Team Telaio Motore Gomme Punti Vittorie Podi Pole
1 Bandiera del Regno Unito Williams-Honda FW11B Honda RA167E G 137 9 18 12
2 Bandiera del Regno Unito McLaren-TAG MP4/3 TAG Porsche P01 G 76 3 12
3 Bandiera del Regno Unito Lotus-Honda 99T Honda RA167E G 64 2 8 1
4 Bandiera dell'Italia Ferrari F1-87 Ferrari 033D G 53 2 6 3
5 Bandiera del Regno Unito Benetton-Ford B187 Ford GBA G 28 2
6 Bandiera del Regno Unito Tyrrell-Ford DG016 Ford Cosworth DFZ G 11
7 Bandiera del Regno Unito Arrows-Megatron A10 (BMW) Megatron M12/13 G 11
8 Bandiera del Regno Unito Brabham-BMW BT56 BMW M12/13 G 10 2
9 Bandiera del Regno Unito Lola-Ford LC87 Ford Cosworth DFZ G 3
10 Bandiera della Germania Zakspeed 861B
871
Zakspeed 1500/4 G 2
11 Bandiera della Francia Ligier-Megatron JS29B
JS29C
(BMW) Megatron M12/13 G 1
= Bandiera della Francia AGS-Ford JH22 Ford Cosworth DFZ G 1
= Bandiera del Regno Unito March-Ford 87P
871
Ford Cosworth DFZ G 1
NC Bandiera dell'Italia Osella-Alfa Romeo FA1/G
FA1/I
Alfa Romeo 890T G
NC Bandiera dell'Italia Minardi-Motori Moderni M86 Motori Moderni Tipo 615-90 G
NC Bandiera dell'Italia Coloni-Ford FC187 Ford Cosworth DFZ G

Trofeo Colin Chapman (per costruttori di vetture con motore aspirato)

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Posizione Costruttore Punti
1 Bandiera del Regno Unito Tyrrell-Ford 169
2 Bandiera della Francia Lola-Ford 43
3 Bandiera della Francia AGS-Ford 39
4 Bandiera del Regno Unito March-Ford 38
NC Bandiera dell'Italia Coloni-Ford 0
  1. ^ Il Gran Premio degli Stati Uniti d'America era noto anche come Detroit Grand Prix.
  2. ^ Cesare Maria Mannucci, Ayrton, pag.73
  3. ^ Autosprint n.14/87, pp. 3ss.
  4. ^ a b (EN) Grand Prix Results: Italian GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 30 novembre 2009.
  5. ^ a b (EN) Grand Prix Results: Brazilian GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 30 novembre 2009.
  6. ^ (EN) Grand Prix Results: San Marino GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 30 novembre 2009.
  7. ^ (EN) Grand Prix Results: Belgian GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 30 novembre 2009.
  8. ^ (EN) Grand Prix Results: Monaco GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 1º dicembre 2009.
  9. ^ (EN) Grand Prix Results: United States GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 1º dicembre 2009.
  10. ^ (EN) Grand Prix Results: French GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 1º dicembre 2009.
  11. ^ (EN) Grand Prix Results: British GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 1º dicembre 2009.
  12. ^ Autosprint 31/87, pp. 4-10.
  13. ^ (EN) Grand Prix Results: German GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 2 dicembre 2009.
  14. ^ (EN) Grand Prix Results: Hungarian GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 2 dicembre 2009.
  15. ^ (EN) Grand Prix Results: Austrian GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 2 dicembre 2009.
  16. ^ (EN) Grand Prix Results: Portuguese GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 3 dicembre 2009.
  17. ^ (EN) Grand Prix Results: Spanish GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 3 dicembre 2009.
  18. ^ (EN) Grand Prix Results: Mexican GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 3 dicembre 2009.
  19. ^ (EN) Grand Prix Results: Japanese GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 3 dicembre 2009.
  20. ^ (EN) Grand Prix Results: Australian GP, 1987, su grandprix.com. URL consultato il 3 dicembre 2009.
  21. ^ Solo i migliori undici risultati erano conteggiati come punti: tra parentesi i punti reali fatti segnare dai piloti.
  • Adriano Cimarosti, Grand Prix Story, Milano, Giorgio Nada editore, 1990, pp. 374-383, ISBN 88-7911-025-X.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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